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RUOTE della CAROVANA

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UNA ACCOGLIENZA CHE PARTE DA LONTANO

Ogni artista di spettacolo ha la sua specificità: il cantante, l'attore, il ballerino, il musicista ... Per allestire uno spettacolo occorrono diversi artisti e non solo perché serve un teatro o una struttura adatta, degli attrezzisti, l'addetto alle luci, il costumista, il truccatore, lo scenografo, qualcuno che stia alla porta, al botteghino e l'addetto alle pulizie. È un complesso considerevole di persone che contribuiscono, in modo diverso alla realizzazione dello spettacolo. Così non è per gli spettacoli viaggianti, siano circhi o luna park. Se è vero che ciascuno ha il suo ruolo specifico nella struttura stretta dello spettacolo, è altrettanto vero che tutti i servizi, affinché lo spettacolo riesca, si realizza- no in casa: il trasporto delle attrezzature, la scenografia, la musica, le luci, così chi sta al botteghino, chi aspetta in montura o gestisce l'attrazione e si intrattiene con i clienti.
Tutto questo complesso di attività e di servizi lo metterei sotto il nome di "accoglienza": una accoglienza che parte da lontano.
L'accoglienza non è un miraggio, una prospettiva, non è sporadica né improvvisata, neppure una esperienza automatica, che viene da sé. L'accoglienza ha bisogno di un posto in cui nascere, una casa in cui crescere, un luogo dove vivere perché poi si possa esprimere. L'accoglienza è una disponibilità della persona nei confronti dell'altro.
Non è detto che i fatti ed i gesti che caratterizzano l'esperienza della accoglienza siano tutti veri, autentici. Si può, infatti, invitare qualcuno a prendere un caffè in carovana, offrirgli i biglietti per lo spettacolo o per l'attrazione, si può essere carini e gentili, stampare sulla faccia un sorriso a trentadue denti e non essere per niente accoglienti. L'accoglienza non è un mestiere, l'accoglienza nasce "dentro", dall’'incontro con le persone.
Accogliere non è sempre una esperienza gioiosa, gratificante. Spesso specialmente quando non trova corrispondenza è faticosa, sperimenta l'impotenza e l'insufficienza. L'altro, l'altra persona va accolta non perché simpatica o gentile, non perché ti porta il guadagno della giornata, ma semplicemente perché c'è: è lì davanti a te. Dio l'ha messa sulla tua strada e le due strade si stanno incrociando il quel momento ed in quel luogo.
Non possiamo pensare che accogliere sia un dovere, un peso da portare, un obbligo.
L'accoglienza è espressione di libertà, la libertà di essere quello che siamo: persone che si sentono accolte e che riversano la stessa accoglienza negli altri. Persone con una dignità grande e che sanno riconoscere la dignità degli altri e la considerano un dono. Per questo l'accoglienza e segno di speranza: perché non nasce dai nostri sforzi personali, ma dall'incontro con Uno che per accoglierei si è fatto uomo, ha percorso le nostre strade, ha vissuto la nostra vita, ha sofferto le nostre sofferenze e ci ama senza misura. Ecco perché l'accoglienza parte da lontano.

In Cammino 2007-1